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Soldati israeliani uccidono un quindicenne palestinese, giornalisti del Foglio dove siete?

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In seguito alla condanna ricevuta dall’organizzazione internazionale UNESCO, Israele persevera nella violazione del diritto internazionale e interno ai danni della popolazione araba.

 

È sfuggito ai giornalisti del Foglio un “incidente” occorso a Beit Ummar, area vicino alla città di Hebron, facente parte della West Bank. Qui i soldati israeliani hanno aperto il fuoco su un palestinese di 15 anni, Khaled Bahar, uccidendolo. Il ragazzo avrebbe lanciato sassi contro i militari israeliani.

Gli stessi avevano già usato lo stesso metro punitivo su un’altra ragazza di 19 anni lo scorso mercoledì, anch’essa è morta in seguito al fuoco aperto dalle truppe israeliane. Gli israeliani giustificano la violenza definendola legittima difesa contro attacchi di “terroristi”. Difficile per un occhio esterno poter definire “terrorista” un 15enne che lancia sassi contro soldati armati di tutto punto.

È altresì importante sottolineare come le truppe israeliane si trovino in West Bank contro il diritto internazionale, che riconosce quella parte di territorio come palestinese già in seguito agli accordi di Oslo del 1993. Salgono così a 235 le vittime palestinesi dallo scorso 20 ottobre 2015. Gli israeliani rimasti uccisi per “terrorismo” palestinese nello stesso periodo sono 36.

235 a 36, un dato che ci conferma l’assoluta imparità della risposta adottata dalle truppe israeliane.

Non è questa la sede per dare giudizi di valore in merito ad un conflitto pluridecennale. Vogliamo infatti evitare di speculare su una tragedia che è stata patita dai civili di entrambe le fazioni. Nostro compito è analizzare eventi nella maniera più oggettiva e distaccata possibile, per questo la nostra condanna nei confronti di Israele è dettata unicamente dalla sua reiterata violazione del diritto internazionale e dall’imparità di risposta utilizzata dalle sue truppe nella West Bank.

Altri giornalisti invece preferiscono portare avanti le proprie battaglie politiche sulla pelle di chi quel conflitto lo vive da più di cinquant’anni. È questo il caso del Foglio, il cui direttore ha organizzato un sit in di protesta sotto la sede romana dell’UNESCO per la sua risoluzione contro Israele, che avrebbe comunque valore giuridico internazionale e vincolante.

Il Foglio e i suoi giornalisti decidono così di non analizzare il conflitto nel merito, ma di dividere i due schieramenti in “buoni” e “cattivi”. Una scelta che non può far altro che alimentare l’odio tra le parti.

Noi abbiamo chiesto un confronto al direttore del Foglio sulla risoluzione UNESCO, perché riteniamo incompleta l’analisi da loro riportata. Siamo ancora in attesa di una risposta. 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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