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Bolgia mediatica e elezioni americane, cui prodest?

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Nella giornata di oggi, 8 novembre 2016 si stanno tenendo le elezioni presidenziali americane.

Questa testata, lungi dal farsi travolgere dall’onda di vomito che trabocca dai media generalisti nelle ultime settimane, si è concentrata sull’unico candidato valevole di essere preso in considerazione, ossia la Verde Jill Stein. Ancora una volta, in questa situazione, è stata rispolverata l’espressione “la guida del mondo libero“, per indicare l’inquilino della Casa bianca, e il circo massmediatico planetario si è istericamente rivolto a questa votazione condannando gli abitanti del resto del mondo, de facto, a cittadini di serie b.

Per quanto sia interessante capire quale tipo di presidente uscirà fuori dall’esito delle urne (elettroniche: sono anni luce avanti a noi in fatto di tecnologia), il concentrarsi giorno e notte su questo esito da parte dei media italiani ed europei rende alfine chiaro come ancora gli Stati uniti siano guardati con un rispetto ed una ammirazione non condivisibili. Si nota come, vuoi per scarsità di argomenti, vuoi per seguire il gossip e la morbosità della gente, vuoi per essere nel vortice del più becero volksgeist, i nostri giornalisti hanno sprecato fiumi di inchiostro (meglio, di elettricità) per descrivere uomini così lontani dalle nostre necessità locali e quotidiane, nel solco di una sudditanza nata nel 1945 e mai sopita.

Si è dato lo stesso e forse più risalto alle elezioni americane che al voto referendario del mese prossimo che potrebbe stravolgere la nostra costituzione e cambiare il futuro del nostro paese da qui a mezzo secolo a venire. E la cosa più becera è sicuramente l’affiancare il partito democratico americano a quello italiano. Tenero è constatare come il nostrano pd scimmiotti l’omonimo a stelle e strisce nel nome e nel sito, per esempio (youdem.tv, sic). Tra il divertente e l’imbarazzante anche l’affiancamento del partito repubblicano ad un ormai sempre più ipotetico centrodestra italiano. E ancora, patetico è il diffusissimo descrivere Trump come il diavolo e Rodham Clinton come l’acqua santa, unica in grado di allontanarci dallo spettro del tycoon newyorkese.

Trump impersonifica e dà voce alla fetta più ignorante e spopolata d’America, tanto che i redneck, i bianchi di condizione miserevole, chiamati così perché lavorando all’aperto gli si abbronza il collo, lo voteranno in massa. Rodham Clinton sarà invece votata in massa dalle “minoranze”: leggi, classi non egemoni ma molto più diffuse rispetto ai Wasp (white anglo-saxon protestant). Lei, simbolo delle classi egemoni e strumento nemmeno occulto dell’alta finanza, che balza in avanti quando nei sondaggi (come in quelli degli ultimi giorni) è data per favorita. Lei, che ottiene il voto delle (di molte) donne solo perché una lei, inopinatamente e perché molte donne sono offese dall’atteggiamento sessista del rivale. Come se questo influisse su politica, economia ed esteri.

E poco importa se le guerre nate dalle azioni di (Bomb)Obama (Libia e Siria in primis) che il becero Trump vorrebbe sollevare dall’impegno americano hanno ucciso centinaia di migliaia, forse milioni, di giovani donne. Chi se ne frega s questi conflitti hanno consegnato una parte della Siria e delle donne siriane nelle mani del più violento e spaventoso gruppo terroristico che il mondo abbia visto da chissà quando. Gente che se ti indovina allattare il tuo bambino (sotto il velo integrale) ti ammazza in pubblico. Hillary Rodham in Clinton ha, da segretario di Stato americano (ministro degli esteri) avallato le peggiori nefandezze del premio nobel per la pace Obama. Quel presidente premiato non appena insediatosi, imbarazzato egli stesso per l’onoreficenza per chissà quale onore…

Il premio nobel che poi non si è fatto troppi scrupoli, insieme ad Hillary, a finanziare i ribelli di Al Nusra (di fatto Al Qaeda) contro l’esercito siriano regolare, perché Assad che lo comanda sarebbe un dittatore. Come se qualcuno possa ancora credere che gli Usa non agiscano in Medio oriente solo per i propri, ci si permetta, porci comodi, che in massima parte derivano dai pozzi petroliferi.

Considerando poi questo nemmeno troppo indiretto (l’alleanza dei ribelli siriani con Al Nusra è acclarata) aiuto ad Al Qaeda in Medio oriente ci si chiede come possa un arabo, e tantopiù un americano di origine mediorientale, votare Hillary Rodham Clinton. Ebbene Trump è un tronfio personaggio, ma si suppone che, come tutti quelli che assumono una posizione di preminente potere dopo una campagna infiammata e delle uscite poco felici, si calmi. Umberto Bossi ha costruito la fantomatica Padania parlando di scendere a Roma con i fucili alla mano, ed è finito alla sagra della polpetta imboccato da AlemaGno…

Trump, se dovesse trionfare -nei primi spogli dei paesi sotto i 100 abitanti è in vantaggio, ma è poco indicativo, considerato che era ieri sotto di tre punti secondo il New York times – non costruirà mai il muro al confine con il Messico, ma sicuramente promette una politica estera totalmente diversa, promette di scalzare dalle stanze del potere personaggi, come Rodham Clinton, che le occupano da un quarto di secolo, con gravi accuse, giurisdizionali e politiche, di corruzione, utilizzo indebito di dati sensibili, finanziamenti sospetti e finanziamenti da parte delle più grandi lobbies.

Trump ha dalla sua, tra le mille boutades insopportabili, un fattore: è indipendente perché sufficientemente ricco. Eppure resta una sfida che darà un esito insoddisfacente. In una democrazia bisognerebbe far partecipare ai dibattiti tutti i contendenti, e si dà il caso che vi siano almeno altri due candidati interessanti, tra le file dei libertari e dei verdi, che sono dati al 7,8% e al 3,4%. Chi scrive auspica che i Verdi ottengano il 5% e quindi i fondi federali che gli permettano di competere in modo più equo in una corsa elettorale troppo sbilanciata sui fallimentari partiti tradizionali. #TheCourageToGoGreen, in America, è qualcosa da riproporre per il futuro e sta ottenendo endorsements bipartisan in numero sempre crescente, anche a causa della campagna elettorale più infiammata di sempre.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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