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Alemanno inneggia alla liberazione da parte degli alleati

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Morto il suocero Pino Rauti, Alemanno si dà liberamente all’antifascismo militante.

Gianni Alemanno la croce celtica che porta appesa al collo fin da ragazzo la sentirà pesare come un macigno. Nemmeno le Hogan portate per rialzare una statura fisica minuta potranno far uscire il personaggio di Alemanno dai meandri dell’incoerenza di finiana memoria nei quali è sprofondato.

Alemanno è un altro che dal Movimento sociale italiano ha avuto tutto, ma proprio tutto, e che, una volta cambiato padrone ed entrato nell’azienda-partito del centrodestra ha voltato le spalle alla sua storia, alle sue battaglie, alfine alla storia coerente d’Italia che aveva per anni patrocinato stando dalla parte dei vinti. Sfruttare i vinti per assurgere ad un’effimera gloria cittadina, dopo essere stato ministro, un membro della famiglia di Pino Rauti: ecco che Alemanno oggi compie l’ultimo passo della sua metamorfosi.

La parabola discendente si chiude con un inneggiare pavidamente e per la prima volta attraverso lo strumento di massa del social network alla liberazione d’Italia da parte degli americani. Forse il penultimo passo prima di affermare, come già fece il suo capopartito precedente, che i combattenti della parte giusta erano, oltreché gli americani, gli imboscati. Simbolo splendente del tradimento e d’un piegarsi ai costumi più colorati ed in voga, Alemanno sente fischiare il vento, e si rintana in un cantuccio dove crede, negli ultimi sprazzi della campagna elettorale, che converranno moltissimi voti. Ebbene si sbaglia. Chi vota a destra, persino chi vota Berlusconi ed alcuni tra quelli che votano Scelta civica sa che la guerra civile che ha dilaniato l’Italia non dovrebbe concedere un giorno da dedicare ai vincitori stranieri, ma semmai un giorno di lutto per i tanti giovani italiani che morirono in guerra.Che poi questa guerra degli italiani (tra cui i tanti “liberati” scappati nella Repubblica sociale per combattere) sia da interpretare come guerra di libertà, per la conservazione delle tradizioni, oppure come la scelta dissennata delle persone che rappresentano il male assoluto è un altro discorso. Comunque non abbiamo più dubbi su quale visione nutra in merito il sindaco della capitale.

Il tradimento di Alemanno è più grave di quello di Fini. E’ un tradimento storico, intimo e famigliare. Alemanno ha infatti guidato, negli anni Ottanta e fino al suo ingresso in Parlamento, la corrente rautiana del Fronte della Gioventù:la formazione giovanile del Movimento sociale dalla quale sono sorti un po’ troppi politici di oggi, a quanto pare…

E’ bene ricordare che la fortuna politica di Alemanno, già ministro dell’Agricoltura e  “onorevole” dal lontano 1994 (a trentasei anni) si compie grazie alle sue azioni dimostrative, che oggi perdono totalmente valore e significato. Il 29 maggio del 1989, a Nettuno, in occasione della visita in Italia dell’allora presidente degli Usa Bush senior presso il cimitero militare americano, il nostro prode organizzò una contromanifestazione a favore dei combattenti della RSI che, come recitava il comunicato diffuso dal Fronte della Gioventù romano da lui guidato, doveva essere “un monito per chi troppo facilmente dimentica il nostro passato e offende la memoria di migliaia di caduti che si sono battuti per la dignità della Patria“. Alemanno venne in quell’occasione (e in almeno un altro paio) arrestato per le sue idee. Molti tra quelli che nascono incendiari, muoiono pompieri: qui accade esattamente l’opposto. Significativo il fatto che questo gesto rivoluzionario del sindaco capitolino sia dovuto occorrere solo dopo la fresca morte dell’Onorevole Rauti (padre di sua moglie).

Un camerata si può odiare, osteggiare e non votare. Un buffone si può solo compatire.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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