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JOBS ACT, ovvero la bancocrazia che spezza le gambe ai lavoratori

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Il vergognoso governo banco-finanziario di Renzi si appresta a colpire ancora una volta i lavoratori italiani.

L’idea di fondo della riforma sì in auge è il demansionamento. Si tratta di un percorso di riforme principiato in un passato di fine anni Novanta, con la legge Treu, per evolversi nella legge Biagi, ad opera dell’economista ucciso dai neo-brigatisti rossi. Il culmine di tale processo lo vediamo oggi nella legge renziana che va a colpire i lavoratori subordinati delle aziende mettendo in mano ai vertici aziendali, in virtù del dio mercatale che guida le lobbies che ci governano, un nuovo strumento di minaccia e, permetteteci, di soggiogamento. 

Il governo vuole attuare questo diabolico piano attraverso due escamotages: in caso di riorganizzazione o di ristrutturazione aziendale, infatti, qualora ci si trovasse in presenza di ragioni tecniche oggettive non meglio precisate (sic), o per una inidoneità sorta durante la attività lavorativa a svolgere la mansione superiore. Non meglio precisate, queste ragioni tecnico-oggettive, in quanto naturalmente i vertici dell’azienda non fanno sedere negli organi decisivi per questa materia i lavoratori stessi. Nè li interpellano con una consultazione. E’ il solito decisionismo che abbiamo imparato a conoscere, che toglie sempre più tutele ai lavoratori.

Se oggi infatti la legge consente di demansionare un dipendente nel limite imprescindibile della equivalenza professionale, essa lo consente soltanto per motivi di salute o, in casi di crisi aziendali, per evitare il licenziamento e come ultima ratio. La legge dispone poi, come chiusura, che nessun accordo può essere fatto in deroga. Il Jobs Act prevede l’ampliamento delle possibilità di modifica delle mansioni attraverso un accordo con il sindacato, oppure presso la Direzione Provinciale del Lavoro. Inoltre ai casi precedentemente accennati si aggiungerebbero pure quelli dei motivi di vita e lavoro e la richiesta espressa del dipendente per un proprio interesse o per inidoneità a ricoprire la mansione. Inidoneità sopravvenuta, si immagina, dacché la professione evidentemente la svolgeva, il lavoratore… Inutile dire come la richiesta espressa del dipendente possa celare la possibile pressione psicologica, quando non la minaccia, da parte del datore che sia intenzionato a “demansionare”.

 

Ecco come la proposta renziana sia per chi scrive foriera di possibili nuove situazioni di incertezza per il lavoratore. In una situazione nazionale caratterizzata da assoluta precarietà, la soluzione proposta da Renzi e co. non appare certamente innovativa, ma foriera di un liberismo d’accatto (o da mentecatti, se preferite), che poteva andare bene nel 1800, secolo dei lumi e delle invenzioni, ma non in una società dove il posto di lavoro è sempre più traballante, le invenzioni non ci sono o nascono in un contesto in cui possono essere sviluppate perlopiù (quando non solamente) dagli stranieri.

Alcuni economisti si sono spinti a dire che la riforma del Jobs Act dia “carta bianca ai datori di lavoro relegando i lavoratori al mero ruolo di merce da utilizzare nella più completa libertà di sfruttamento”.

 

Da Stato sociale, a welfare state, a stato assistenzialista (che fa l’elemosina ai suoi cittadini privati di dignità) in una situazione di emergenza umanitaria: ecco il prospetto cronologico in cui si muove il mondo del lavoro italiano: oggi siamo tra la seconda e la terza di queste macro-definizioni di Stato. Ringraziamo il terzo governo non votato da alcun italiano, frutto di un golpe silenzioso della finanza, ma che chi ha gli occhi per vedere ha bene scorso. L’Italia si pone dunque, senza distinguersi da altri paesi, nel fenomeno della globalizzazione dei poveri, facendo un passo definitivo verso lo sfruttamento dei lavoratori, in un contesto in cui però chi è disposto ad accettare l’assoluta precarietà del lavoro può essere soltanto uno straniero proveniente da Paesi totalmente sprovvisti di tutele.

Questo per arrivare in una situazione, non così lontana, crediate, in cui gli italiani saranno costretti in mezzo ad una piazza, oppure alla manodopera forzata e sottopagata, sotto il ricatto costante del licenziamento. Per ora si parla di demansionamento, ma perseguendo questi fini poco illuminati si arriverà a quanto sopra in men che non si dica.
freddie 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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