L’esito del referendum era scontato.
Ciò che sorprende è l’alta affluenza alle urne. Quasi l’80% degli aventi diritto si è recata ai seggi e un quasi 60% ha decretato la fine del governo Renzi.
Quello che sorprende è che siano stati moltissimi i giovani che hanno auspicato la caduta dell’ex-sindaco di Firenze.
Giovani pieni di livore, rabbia, con un ingiustificato atteggiamento risarcitorio. Chi scrive si è chiesta il perché. Giovani figli di famiglie da cui hanno avuto tanto: case, opportunità, comprensione, affetto, solidarietà.
Questi giovani pigri, senza ambizioni che reclamano un futuro che nemmeno gli interessa, sobillati dal ciarpame politico che inneggia alla rivoluzione ( neanche fossimo negli anni ’70).
Chi scrive ha votato SI, perché crede al cambiamento, perché crede che se non si prova non si sa, perché sebbene non amasse in particolar modo Matteo Renzi è convinta che il suo governo avrebbe meritato qualche chance in più per far ripartire la nostra Italia.
Ed invece, ci ritroviamo di nuovo con un governo tecnico da formare, una campagna elettorare che invaderà le pagine dei quotidiani, i talk-show, i muri delle nostre città.
Per la gioia di nulla-facenti come Marco Travaglio o Andrea Scanzi che vivono denigrando il mal capitato di turno che si chiami Berlusconi o Renzi.
Chi scrive spera in un futuro meno buio di quello che sembra profilarsi all’orizzonte.