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Un microchip per un…grande miracolo

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Un’innovatica tecnica sviluppata all’Università di Pittsburgh, tramite l’utilizzo di un microchip impiantato direttamente nel cervello, è stata in grado per la prima volta al mondo, di ridare ad un paziente tetraplegico il senso del tatto. Questo miracoloso procedimento che si basa sul coordinamento uomo-macchina, riesce a ridare a pazienti affetti da paralisi il senso del tatto perduto a causa delle lesioni del midollo spinale. Questa tecnica rivoluzionaria è in grado di stimolare elettricamente i neuroni responsabili dell’elaborazione delle esperienze sensoriali che provengono in questo caso dalle mani.

I pazienti sono messi così in grado di risentire realisticamente gli oggetti al tatto come se avessero ripreso il collegamento neurologico con le proprie estremità. Il microchip in pratica si sostituisce al sistema nervoso centrale bypassando la funzione che era stata tagliata fuori dalla lesione collegando gli stimoli pressori direttamente al cervello che li rielabora rimandando la sensazione di contatto. Ovviamente la tecnica andrà migliorata con il tempo mediante l’utilizzo di protesi sempre più accurate e sofisticate ma il passo che è stato compiuto con questa tecnica rappresenta una rivoluzione quasi copernicana nell’ambito della neurochirurgia.

Il paziente, un ragazzo di nome Nathan Copeland, tetraplegico da più di dieci anni, afferma di sentire come una scarica elettrica o anche una sensazione di pressione in corrispondenza delle dita percepite quasi come se fossero di nuovo in funzione.  I risultati clinici dicono che il paziente in questo modo riesce a sentire il 93% degli stimoli percepiti come verosimilmente naturali (Fonte ANSA).

Questo esperimento si collega virtualmente con l’altro condotto un anno fa dall’Istituto di Bio Robotica della Scuola Superiore di Sant’Anna di Pisa  in collaborazione con l’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne. Esperimento che collegò una protesi bionica ai nervi del braccio di un uomo amputato grazie a degli elettrodi impiantati chirurgicamente. I nervi del paziente così collegati ad un dito artificiale dotato di sensori ricevono gli impulsi elettrici prodotti da questi e riescono a percepire sensazioni in tutto e per tutto simili a quelle che avrebbero se l’arto amputato fosse ancora attaccato.

E’ comunque ancora presto per immaginare scenari trionfalistici in cui l’uomo riuscirà a recuperare tutte le funzioni del sistema nervoso centrale leso ma le prospettive sono incoraggianti e comunque ci dicono che siamo sulla buona strada: la scienza certamente non può fare i miracoli che operava Gesù Cristo ridando la vista ai ciechi e facendo di nuovo camminare i paralitici ma potrebbe ben presto essere in grado di migliorare l’esistenza di chi fino a ieri era condannato a stare su un letto o una sedia a rotelle, il che non è poco e anzi può essere già considerato come un piccolo grande miracolo.

 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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