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Crocetta li licenzia e Sunseri gli dà retta: il dramma degli ex PIP

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Sunseri e Crocetta; insieme contro gli ex PIP

di Giuseppe Morello

PALERMO – I siciliani non lo sanno, ma vivono in un’isola felice, dove i migranti vogliono approdare e dalla quale gli stessi  siciliani oggi, come nel dopoguerra, emigrano alla ricerca di un lavoro.

A sentire il Dott. Sunseri, poi, siamo l’isola del socialismo utopico.

In questi giorni di fine agosto accadono invero poche cose su cui scrivere: la politica segna il passo a causa dell’estate e così di buon mattino accade che qualcuno, dalle pagine del Giornale di Sicilia, pensi bene di lanciare l’ennesima caccia alle streghe, colorata da purga stalinista.

Il sogno degli italiani, e certamente di tutti gli appartenenti alle specie homo sapiens sulla terra, è quello di vivere su un’isola, liberi dal lavoro e con i mezzi per condurre una vita felice; la Sicilia!

Ma nell’isola felice del socialismo reale, ma utopico, questo non accade, e se accade succede solo a pochi privilegiati, circa 3200 ex PIP, secondo le teorie del Dott. Sunseri.

Nino Sunseri dalle pagine del  “Giornale di Sicilia” lancia, a piene mani, strali sui poveri EX PIP, per anni, troppi, utilizzati come bacino elettorale dai politici affacciatisi a governare la nostra isola. Il suo articolo del 25/08/2013 è farcito, meglio di un panino alla mortadella, di affermazioni a dir poco fantasiose; ma si sa il caldo gioca brutti scherzi.

Gli ex PIP nascono da una legge il cui fine era quello di fare fronte ad un’emergenza sociale verificatasi nel 1999. Nel loro bacino ci sono famiglie disagiate e soggetti delle fasce sociali più deboli e anche ex detenuti; lo prevedeva esplicitamente la legge. Si chiama anche reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti.

La giunta Crocetta, il 31 aprile del 2013, durante la seduta fiume dedicata all’approvazione della legge finanziaria, abroga l’art. 52, che fino a quel momento aveva dato agli EX PIP un contratto a tempo indeterminato e lo sostituisce con l’art. 43 “un aborto della brutta copia dell’art. 52” determinando, di fatto, il loro licenziamento in tronco senza giusta causa.

Questi soggetti, si sono trovati quindi ad essere licenziati, a fronte delle farlocche promesse dello stesso Crocetta.

Sono rimasti dall’oggi al domani senza mezzi di sussistenza, che per persone che percepivano appena 700 euro al mese, lavorando 30 ore settimanali, è un dramma: a Palermo si dice “frii e mancia”, e basta’.

I primi del mese di luglio, con famiglie disperate e padri che chiedevano l’elemosina ai semafori, ed uno degli  EX PIP, il Sig. Francesco Cecala incatenato prima davanti la sede della RAI e poi davanti la Presidenza della Regione Sicilia, finalmente l’INPS ha cominciato ad erogare il TFR che i lavoratori avevano accantonato mensilmente dalla loro busta paga e,  successivamente, le spettanze già maturate dagli stessi.

Allo stato attuale gli EX PIP percepiscono l’ASPI, che in sostanza è la disoccupazione, che spetta per legge a tutti coloro che sono stati licenziati e che erano titolari di un contratto a tempo indeterminato.

Non è vero che gli EX PIP godano, allo stato attuale, di una cassa integrazione, perché per i dipendenti degli enti pubblici, non esiste la cassa integrazione.

Quindi dott. Sunseri, ricapitoliamo, non percepiscono uno stipendio e nemmeno la cassa integrazione, ma l’ASPI, che spetta in modo variabile dagli 8 ai 18 mesi a tutti coloro che vengono licenziati, in questo caso da Crocetta.

Andiamo ora alla famosa lista dei 400, da non confondere con i 300 spartani.

Perché gli EX PIP vogliono tornare a lavorare tutti insieme, perché siamo in Sicilia, e hai visto mai che 400 rientrano a lavorare e gli altri restano fuori?

Questi dubbi erano saltati fuori, visto che l’elenco non ricalca ordini alfabetici, di nascita o altro.

Inoltre la risposta evocata ed invocata, di stalinista memoria, della sospensione della cassa integrazione, non ha nessun supporto reale, è molto fantasiosa ed è incostituzionale. Se non sbagliamo, costituisce reato ledere il diritto di un lavoratore sancito da una legge.

Ma a Lei questo, dott. Sunseri, evidentemente è sfuggito.

La documentazione dei fatti, la verifica delle circostante e i riscontri sul campo fanno parte della deontologia professionale che un giornalista non dovrebbe mai dimenticare prima di mettere nero sul bianco e tacciare di arroganza ed ignoranza una categoria che allo stato attuale soffre un disagio creato da un’amministrazione regionale che in nove mesi si è distinta solo per proclami e tantissimi nulla di fatto, creando in realtà una truce macelleria sociale.

Giuseppe Morello

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Di Redazione Elzeviro.eu

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