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Approssimazione pentastellata

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Di Maio vagheggia il vincolo di mandato: gli eletti dovrebbero dunque dipendere da ladri e associazioni per delinquere?

Due appunti sull’attuale politica pentastellata, senz’approssimarsi alle politiche locali, invereconde in alcuni casi (Roma) e ininfluenti in altri, come per lo smog della più inquinata città d’Italia e seconda in Europa (Torino), dove governano i 5 Stelle.
In Italia, come in Europa, ormai è più di un sospetto quello che le azioni politiche siano dettate da approssimazione ed opportunità. Qui M.Crudelini nota come il sospetto di perdere un milione e trecentomila euro standosene fuori da ogni gruppo possa avere influito non poco sulle scelte dei Cinque stelle in Europa. La nefasta “idiozia politica” di Grillo nel Parlamento europeo è venuta alla luce svelando le più improbabili giravolte e il susseguente ritorno alla casa del padre con relativa coda fra le gambe. 

Non basta “fare presenza”. E’ sicuramente utile denunziare i fannulloni al limite della delinquenza politica (Rotondi), ma oltre ad esserci, il vicepresidente della Camera Di Maio, per esempio, potrebbe evitare, col suo leader che ne sponsorizza su fb le boutades, di dire vaccate sì plateali. Il giovane Di Maio, condiviso da Grillo, parla del vincolo di mandato imposto nella costituzione portoghese, dicendo che a lui piace molto…

Il Portogallo portato a modello da Di Maio è il tipico esempio dell’esterofilia ignorante che vorremmo non uscisse nemmeno dalla bocca del nostro amico del pub. Un paese in dittatura fino a metà anni Settanta, un paese che ha un pil miserrimo e ampi strati della popolazione che vivono in povertà, serba in costituzione il sacro vincolo di mandato.
L’egregio costituzionalista laureando in legge dimentica sia la nostra costituzione, sia i motivi storici che hanno imposto che non vi fosse alcun vincolo di mandato. Riguardo invece i motivi attuali per cui NON vi può né deve essere un vincolo di mandato, due ne saltano agli occhi.

Punto primo: come si può, dopo essere stati eletti nell’Europarlamento con un programma come quello dei Cinque stelle che proponevano prima l’uscita, poi il referendum sull’uscita, infine non si sa bene che posizione sull’Euro, restare seduti su quei banchi? Della serie: “ammetto di essere un burattino ed il mio burattinaio si chiama Beppe”.

Come possono dei deputati, facenti parte del gruppo dove ha militato la Lega Nord e l’Ukip, entrati da campioni con una valanga di voti, andare a sedersi sui banchi dei più filoeuropeisti? 

Punto secondo: tornando al nostro megaparlamentino italiota. Esistono, eccome, i Razzi eletti con Di Pietro e passati a Berlusconi per ottenere la pensione. E così gli Scipiloti e altri, e altri ancora. Questo forse giustificherebbe il vincolo di mandato? Come può essere incondizionatamente fedele ad un partito un parlamentare della Repubblica?

Parliamo di un uomo (inteso come essere umano, per evitare -sic- di dover declinare tutto al femminile), deputato o senatore legittimato da una Costituzione della Repubblica che conferisce agli eletti libertà di scelta nelle votazioni delle Leggi, e lo scrivo maiuscolo non perché siano scritte bene o perché non siano stuprate dai giudici un giorno sì e l’altro pure, ma perché idealmente sono ossa e nervi del corpo statale.

Quest’uomo, appunto, dovrebbe toccare i nervi e le ossa dello Stato con la delicatezza che contraddistingue un chirurgo, ma seguendo pedissequo direttive dettate da un ristretto gruppo di ladruncoli che sono sempre gli stessi, che gestiscono un’associazione privata.

I partiti sono associazioni private, e estensivamente non sarebbe sbagliato definirli associazioni per delinquere, considerando come utilizzino illegittimamente denari che loro non spettano più, come ha (indicativo ipotetico) sancito il popolo nel referendum costituzionale del 1995 che aboliva il finanziamento pubblico ai partiti politici, reintrodotto con il sibillino iponimo “rimborsi elettorali”.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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