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L’Italia non esiste (i giovani lo sanno)

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Il catastrofismo è così opportuno. Viviamo, senza danzare, affacciati al baratro. Con una natalità infima e la voglia di ogni giovane non più di fare un’esperienza, bensì proprio di fuggire all’estero. Tra meno di dieci anni nei nostri confini ci saranno più sessantacinquenni che diciottenni. I giovani si sono convinti a migliaia che l’el dorado sia oltreconfine. Così non è, ma anche a chi abbia una competenza particolare o una passione, generica, forse anche per paura di essere giudicato (italica preminente peculiarità), è più comoda la chimera di andare dove non si è conosciuto da nessuno. L’Italia non esiste: lo hanno confermato nei loro discorsi di fine anno esimi esponenti del mondo politico e culturale: Sgarbi, che suggerisce anche di rubare agli istituti di credito, considerati i 10 miliardi dell’ultimo decreto salvabanche; ma anche Grillo, che si dice italiano solo perché l’italiano è la sua lingua. Soli, ingiudicabili da parenti e vicini di casa, ammantati di mistero al di là delle Alpi. Salvo poi morire di stenti, autoconvincersi di essere circondati dalla magia, ad esempio della classista Inghilterra, della razzista Germania, o della presuntuosa Spagna. E’ un po’ come innamorarsi per convenienza, piuttosto che stare soli. Piuttosto che soffrire nel mio paese vado a portare fish and chips al tavolo di un qualche tetro e sporco pub inglese e mi illudo di non avere fallito, solo perché mi pagano più di quanto mi pagherebbero a portare cibo decente in un ristorante italiano. Che fare? La politica rimane convinta che ammantarsi di privilegi dopo avere assurto a una qualche immeritata carica politica, senza nemmeno avere ottenuto i voti di preferenza, costituisca un legittimo esercizio del suo potere, base dello Stato, ma è naturalmente un cane che si morde la coda. Il presidente della Repubblica, il classico ottuagenario che crea governi un anno si e l’altro pure, ammonisce sui problemi del lavoro. Lui che è diventato famoso perché suo fratello è morto ammazzato dalla mafia ed è stato ad insegnare nella patria della retorica e della non valorizzazione del merito: l’università italiana, che non ti fa vedere nulla di pratico finché non hai almeno cento anni, o un parente che ti dia la classica spintarella. Uno che nel resto della vita, invece, ha fatto il parlamentare e il burocrate della giustizia. Una persona, insomma, che non ha idea né del prezzo del latte, né di cosa sia l’economia reale, si permette di giocare a fare il deus ex machina di una macchina, il paese, che ormai è guasta e da buttare. Al massimo si può riciclare, e ci penseranno gli investitori stranieri a farlo. Sì, ormai non resta che una rivoluzione totale. E anche i 5 stelle sono inglobati dal sistema, pur rappresentando di esso il lato meno peggiore: a Roma, ad esempio, perché non hanno preteso il fallimento della città anziché sporcarsi con i suoi sgherri? Il braccio destro di Raggi è finito in galera, ma prima lo era di Alemagno. Ne abbiamo viste tante. All’estero magari funziona similmente, ma un bel po’ meglio. Libera economia in libero stato, protetta dalle giuste istituzioni, politica non corrotta (il meno possibile) e sovranità sono fattori che forse non si riconoscono bene, ma che sono un po’ come la libertà: ci si accorge della loro mancanza quando vengono meno. In Italia sono assenti. I giovani, disgustati da tutto ciò sono il problema di cui dovrebbe parlare il Presidente con angosciosa veemenza. Lui ha mille anni, tra 15, 20 anni, quando di questo paese si parlerà solo per gli ecomostri e per essere una terra di conquista da parte delle mafie francesi e cinesi, lui sarà cibo per i vermi e le nostre menti più brillanti si ricorderanno dell’Italia come di un bel posto per passare le vacanze, un’estate ogni tanto. I giovani, che non ci sono, che non hanno speranza, rispetto, aspettative, dovrebbero essere l’unico motore da cui ripartire, e dire che ci hanno scippato il futuro non è nemmeno più possibile, perché ci hanno scippato anche le lacrime con cui piangere la mancanza di speranza. Non possono non tornare alla mente le lacrime della Fornero. Ormai sono costretti ad odiare il loro stesso paese. I giovani che si convincono ogni giorno di più che il paese con più patrimoni culturali al mondo, che doppia il secondo in classifica, sia una merda. Così è, in effetti. Portiamo dunque la nostra italianità e le nostre competenze altrove. La speranza è per i fessi.
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Di Redazione Elzeviro.eu

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