Battute a parte, a me pare che nell’UE sia venuto meno qualsiasi collante. Se nemmeno in questo contesto di grande difficoltà si riesce a trovare un punto di incontro comune, se anche ora dopo i disastri sociali, economici e sanitari si ripropongono come contropartita le famigerate “riforme”, vuol dire che non si vuole più nemmeno fingere di voler stare insieme.
E invece le si propongono debiti in cambio dei quali i cravattari di oggi non si accontentano di ottenere la restituzione: la forma di strozzinaggio contemporaneo prevede che il debitore mortifichi la propria stessa economia attraverso l’adozione di politiche neoliberali, le stesse politiche che ci hanno portato a questa situazione.
Ho molta poca fiducia che l’Italia riesca ad uscire questa spirale dell’usura e da questa discussione umiliante, in cui il paese viene trattato in modo disgustoso. Al di là della pochezza dell’establishment e del pesantissimo conformismo degli intellettuali nostrani, l’Italia ha perso la capacità di immaginare un futuro diverso dalla fase immediatamente precedente alla pandemia.
Vedremo, forse le circostanze esterne, per una volta, potrebbero aiutarci a trarci d’impaccio da una condizione di ignavia morale e accidia politica divenuta oramai insostenibile.
P Desogus
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