Sta facendo scalpore una notizia trapelata in questi giorni in base alla quale la Nasa starebbe pensando ad un propulsore in grado di fare raggiungere se non addirittura superare la velocità della luce.
In base alla teoria di Einstein sappiamo che la velocità delle particelle di luce sarebbe una barriera insuperabile per qualsiasi mezzo presente nello spazio. Esiste però una teoria di cui ci siamo già occupati: quella del cosiddetto “Buco di verme“, la quale contempla la possibilità di piegare lo spazio ed il tempo in modo da bypassare il limite che ci condanna invece ad una velocità diciamo più umana.
Proprio partendo dalla teoria con il nome di questo non proprio simpatico animaletto, gli scienziati della Nasa, con in testa il fisico messicano Miguel Alcubierre e l’ingegnere Harold G. White, starebbero pensando ad un motore decisamente innovativo.
Quest’ultimo infatti, dovrebbe essere in grado, mediante la contrazione dello spazio davanti ad un’ipotetica astronave e alla espansione dello stesso dietro di essa, di darle una spinta tale da farle uguagliare se non addirittura superare la la stessa velocità della luce.
Ovviamente ora si sta solo cercando di mettere in pratica questa teoria partendo da un prototipo di motore chiamato Warp in scala decisamente più piccola che dovrebbe essere in grado comunque di curvare la traiettoria di un semplice fotone facendo risparmiare allo stesso un bel po’ di tempo nel percorrere una certa distanza che normalmente richiederebbe un periodo infinitamente più lungo.
Il motore sarebbe in grado di accelerare ioni d’Elio in un ambiente in cui si creerebbe una sorta di vuoto spinto. Un motore che però dovrebbe avere una dimensione di almeno 200 metri di lunghezza e non meno di 12 metri di larghezza, e sarebbe in grado di produrre almeno 165 Mega Watt di potenza per garantire 1 Newton di spinta.
Ovviamente tutto questo è più facile dirsi che a farsi perché è lo stesso studioso messicano a gettare per ora acqua sul fuoco. Infatti il piccolo problemino a cui si andrebbe incontro è che, a lancia in resta, cioè a velocità ipoteticamente uguale o superiore a quella della luce
“…la parte anteriore della bolla di curvatura non è raggiungibile con nessun segnale dall’interno della nave. Questo significa non solo che non siamo in grado di spegnerlo, ma è molto peggio. Significa che non possiamo nemmeno accenderlo“.
Ovviamente in base alle conoscenze attualmente in nostro possesso. Conoscenze che, per il momento non sembrano saper rispondere con certezza ad un altro piccolo problemino a cui si andrebbe incontro, ovverosia quello di un eventuale ritorno alla base Terra da parte dei nostro fortunati esploratori-astronauti.
Ammesso infatti che questi riuscissero con un viaggetto magari di due, tre di anni a raggiungere con questo bel motore truccato la stella a noi più vicina Alfa Centauri, ci domandiamo cosa troverebbero al loro rientro sulla Terra. Perché a quel punto coloro che avessero organizzato la loro partenza sarebbero ormai morti da almeno qualche decina di migliaia di anni.
E a quel punto non sarebbe poi neanche più così scontato che i nostri argonauti potessero trovare ancora una struttura in grado di accoglierli di nuovo. Insomma un viaggio iniziato sull’onda dell’entusiasmo ma finito nel peggiore dei modi e senza la possibilità di chiedere il rimborso all’agenzia di viaggio.